Concepito una trentina di anni fa questo museo ha due scopi ben precisi:
1. conoscere meglio l’opera voluta dalle nostre Venerate Fondatrici Madre Ignazia Isacchi e Madre Margherita Lussana;
2. conservare i reperti, gli oggetti antichi, i paramenti sacri, gli strumenti di penitenza, di preghiera e di lavoro appartenuti alla nostra Congregazione fin dalle origini, e custoditi con venerazione e amore dalle nostre consorelle lungo gli anni.
Questo piccolo museo con oggetti vari, accatastati in poche stanze, è da considerarsi un “memoriale” per noi Suore Orsoline, un modo per rivivere lo spirito delle nostre Fondatrici.
Il valore di questi oggetti è puramente affettivo per la storia che si portano dietro. Vedere e toccare questi strumenti di uso quotidiano dei nostri antenati, nonni e bisnonni, e delle nostre consorelle anziane, è sentirsi immersi in un passato nel quale le nostre radici prendono vita, rinnovandosi nei ricordi.
Le stanze di questo museo seguono un criterio tematico per mettere a fuoco le principali attività iniziate dalle nostre Fondatrici: scuola di studio, scuola di lavori femminili, servizio ai malati e anziani, sia negli ospizi che a domicilio, servizio nelle parrocchie e altre opere civili necessarie al buon andamento della società.
PIANO TERRA – Stanza 1
Arti, lavori e mestieri pressoché scomparsi
– l’arte del filare lana, lino, canapa con la conocchia e il fuso, con rocca e telaio, per tessere lenzuola e corredi alle spose;
– il mestiere del truciolaio, con paglia di salice e strisce di legno intrecciate; le trecciaiole lavoravano per fare cappelli e sporte;
– il fabbro ferraio, che con forgia, incudine e martelli vari dava forma al metallo arroventato, per fare catene, inferriate, porte;
– il ramaio o aggiusta pentole, che passava di casa in casa a riparare secchi di rame, padelle bucate, paioli per la polenta;
– il calzolaio che riparava scarpe usate, rinforzandole con ferretti o ne confezionava di nuove con tomaia e suola, lesina e spago;
– il contadino, con stalla e bestiame da accudire, con falce, vanga e arnesi vari da affilare, sempre con l’incertezza della stagione;
– il materassaio, che con lo scardasso pettinava la lana e con lo spago e un grosso ago ridava forma e morbidezza al materasso;
– la lavandaia, faceva il bucato al fiume o nei lavatoi pubblici con lisciva e òle de gombet; professioni e tradizioni scomparse.
PIANO TERRA – Stanza 2
Le missioni di LIBIA e BURUNDI
La missione in Libia, aperta nel 1975 su richiesta di Papa Paolo VI, ha operato per circa quarant’anni nella Cirenaica, curando i malati dell’Ospedale governativo di El Beida ed anche a domicilio. Pur essendo il popolo libico attaccato ad una cultura e religione diverse, ha sempre amato e stimato profondamente le nostre suore, che vedeva come persone donate alla divinità, creature di preghiera inviate dal loro Dio, Allah. Dicevano infatti: “Le sorelle dal velo bianco ce le ha mandate Allah”. Purtroppo la pericolosità della guerra ha costretto a chiudere l’opera nel dicembre 2015, ma nel cuore dei libico e delle sorelle permane il desiderio di ritornare.
La missione del Burundi, nel centro Africa, aperta nel 1992 su richiesta del Vescovo di Bujumbura, vede oggi la nostra Congregazione nelle opere dell’educazione di bambini e giovani, nella promozione della donna, nella cura dei malati e la visita aia carcerati. Le attività, iniziate a Bukwavu con dispensario e scuola materna, si sono estese in altri settori apostolici e in altri luoghi, ed oggi contiamo circa quaranta vocazioni religiose burundesi.
Possiamo dire che il carisma delle Fondatrici, come un seme radicato profondamente nel terreno, ha prodotto nuovi frutti e germogliando continuamente si sviluppa, adattandosi a tempi, culture e climi diversi.
PIANO TERRA – Stanza 3
Il servizio ai malati e anziani a domicilio
Fin dalle origini la nostra Congregazione ha avuto tra le attività apostoliche anche la cura degli ammalati e anziani a domicilio, e spesso anche dei bambini rimasti in casa ncustoditi, perché le loro mamme, costrette dal bisogno a lavorare nei campi o nelle filande, non li potevano assistere. Quest’opera, sospesa dopo la riforma delle Costituzioni, portava le nostre sorelle ad entrare nelle famiglie, soprattutto nelle case dei poveri che non potevano permettersi di pagare un medico. Il loro servizio era gratuito. Le suore si prendevano cura anche dei feriti che tornavano dalla guerra, soprattutto a Gazzuolo e Seriate. Nelle case sempre più povere per guerre, lutti e fame, esse scoprivano la miseria che vi regnava: donne rimaste vedove che non sapevano come sfamare i figli; donne analfabete che si facevano tradurre dalle suore gli scritti dei loro cari in guerra; bambini laceri e denutriti che chiedevano pane. Le nostre suore li portavano allora nella loro comunità per lavarli, vestirli, nutrirli e li riportavano alle loro mamme la sera, quando esse rientravano dal lavoro. Anche ad Asola le suore erano chiamate nelle famiglie per assistere le persone morenti, per infondere fiducia nella misericordia di Dio e prepararle all’incontro con Lui.
PIANO TERRA – Stanza 4
La vecchia Cucina Economica
Nicolò Rezzara, sociologo e politico, nato a Vicenza ma sepolto a Bergamo, aveva dato vita a scuole popolari nella bergamasca per combattere l’analfabetismo ed aveva fondato nel 1881 l’Opera delle Cucine Economiche, una iniziativa volta a combattere la malattia della “pellagra e del rachitismo”, attivando cucine economiche in città o in parrocchie, che permettessero di migliorare l’alimentazione, causa del diffondersi di tali malattie tra la popolazione che moriva di fame nei tuguri della città e delle case coloniche. Le nostre suore venivano chiamate dalle amministrazioni comunali o parroci per questo servizio. A Seriate, nell’Ospizio”Bolognini”, le suore distribuivano minestra gratuita ai poveri, che andavano col pentolino, e provvedevano con pasti completi alla cura di un centinaio di pellagrosi. Nei periodi di emergenza, guerre, sanzioni e gravi disoccupazioni, venivano distribuite anche mille minestre al giorno e refezioni per alunni poveri, da consumarsi nelle scuole o dalle suore. Lavoro faticoso, tra marmitte, pignatte, casseruole e arnesi vari, ma fruttuoso davanti a Dio, che premia anche solo per un bicchiere d’acqua quando viene dato al più povero, perché Gesù dice: “l’avete dato a me” (Mt 25, 40).
PRIMO PIANO – Stanza 5
La scuola di studio
“La cultura della gioventù fu sempre il mio ideale” (Madre M.Lussana). L’educazione e l’istruzione cristiana della gioventù è un’attività specifica del nostro Istituto. Fin dalle origini a Gazzuolo nel 1893 le Venerate Fondatrici avevano aperto, su richiesta della Contessa Stanga, una “scuola elementare superiore
mista”. Madre Lussana ne era la Direttrice. Nel 1900 essa era stata richiesta a Seriate per dirigere il nuovo Asilo “Bolognini” per l’istruzione prescolastica a bambini dai 3 ai 6 anni, l’educazione delle giovani nella scuola di lavoro, l’insegnamento della scuola privata serale e festiva per le operaie, un collegio per
educande, scuola per orfane, doposcuola e altre attività. Madre Lussana, con i suoi ottimi attestati e diplomi vari, impartiva lezioni di “economia domestica” a giovinette che, lavorando in filanda, non potevano apprendere dalle loro mamme come si gestisce una casa. Nelle scuole essa insegnava la prevenzione contro la “pellagra”, e portava le giovani, con lezioni private, a conseguire un diploma di Stato. “L’istruzione della donna – diceva – è una speranza concreta per il futuro della famiglia e della società civile”. Oggi l’istruzione dei piccoli e della gioventù continua, con modi e metodi diversi, non solo in Italia, ma anche in terra di missione, certe che il futuro delle nazioni dipenderà molto dalla formazione che la scuola sarà in grado di dare ai giovani.
PRIMO PIANO – Stanza 6
La scuola di lavoro femminile
La filatura, la tessitura e il ricamo fin dai tempi antichi è sempre stata una delle principali occupazioni femminili. L’archeologia documenta che non solo le donne di casa, ma anche regine e principesse usavano conocchia e fuso, telaio e ago con fili vari per cucire indumenti e abbellire la casa. Dalle nonne e bisnonne sappiamo che c’è sempre stata l’usanza della preparazione del corredo matrimoniale con l’arte del ricamo che interessa la biancheria personale e da letto. Anche le nostre suore, preparate con scuole apposite, hanno insegnato a bambine e spose l’arte del ricamo in seta, in oro, argento e bianco, creando lavori di alto livello per corredi preziosi, per tovaglie d’altare, per paramenti sacri, stendardi, gonfaloni, bandiere. Conserviamo con cura parecchi di tali lavori, pensando alle ore trascorse dalle nostre suore chine sui telai, per creare lavori intessuti ad ago, a uncinetto, a rete, a tombolo con fuselli. Hanno prodotto trine e merletti. Tutto questo richiama echi biblici, di storia sacra, come una misteriosa eredità dello spirito. “La donna perfetta si procura lana e lino e li lavora con le sue mani … Stende la sua mano alla conocchia e mena il fuso con le dita … si fa delle coperte di lino, e di porpora sono le sue vesti … suo marito è stimato alle porte della città” (Proverbi).
PRIMO PIANO – Stanza 7
Ricostruzione della Cappella delle Fondatrici
Questa stanza è la ricostruzione in miniatura della Cappella che le Ven. Fondatrici nel 1924 fecero costruire in Casa Madre, onde trovare riposo allo spirito nella preghiera e nel raccoglimento, e per celebrarvi i riti religiosi.
In questo piccolo spazio vi sono i reperti e i ricordi più cari: la balaustra, gli inginocchiatoi, i candelieri, l’altare e
soprattutto il quadro del Sacro Cuore di Gesù venerato dalle nostre Madri, dietro il quale vi sono scritti a matita
copiativa vari nomi di nostre suore, perché “il Cuore di Gesù è spazioso, e noi Orsoline del Sacro Cuore, anche future, ci
stiamo tutte, e strette fra noi con il vincolo della vera carità formiamo un sol pensiero, un solo cuore, un’anima sola” (Madre Ignazia). Sant’Orsola e Sant’Angela Merici sono alcune delle figure che erano state dipinte sulle pareti dai fratelli Margoni, pittori asolani. Le Madri hanno passato innumerevoli notti inginocchiate dinanzi al Tabernacolo per implorare grazie sulla loro piccola Congregazione. Bastano questi ricordi a trasfigurare il luogo e far riecheggiare nello spirito il dolce canto delle nostre vestizioni: “Veni sponsa Christi, accipe coronam”. In questa stanza, tanto ricca di memoria, il cuore comanda di inchinarsi, per immergersi in quel godimento spirituale che fu, in passato, l’unico conforto delle nostre Ven. Madri Fondatrici.
PRIMO PIANO – Stanza 8
Ricostruzione stanza da letto Ven. Fondatrici
Conserviamo i letti di ferro che furono delle nostre Fondatrici e nei quali esse morirono (1934 e 1935). Su questi letti (il secondo è in altra sede) con materassi di crine, le Madri riposavano pochissime ore,
perché impegnate a lavorare fino a notte fonda col preparare lezioni per la scuola, sbrigare la corrispondenza, compilare registri, pregare. La testimonianza delle sorelle anziane ci conferma che le
Madri passavano molte notti in preghiera, inginocchiate sul pavimento a braccia aperte, a volte in lacrime, chiedendo aiuto a Dio. Spesso dormivano sul duro pavimento della stanza o sulla predella dell’Altare, come i Santi, e così ogni respiro diveniva preghiera e ogni battito del cuore una lode a Dio. Questa stanza conserva la scrivania usata da Madre Ignazia, l’urna di Maria Bambina tanto cara alle Madri, il quadro che ricorda il “miracolo” del 1950, il quadro di S.Pio X da esse venerato. Nel 1913 il Papa stesso aveva mandato alle Madri una piccola “croce” qui conservata come reliquia. Ma ciò che rende la misura della profonda somiglianza delle nostre Fondatrici con Cristo sono i cilici e il flagello, strumenti di penitenza da esse usati ogni venerdì per liberare il cuore dall’orgoglio e dalle passioni, per avvicinarsi al sacrificio di Cristo. “Non siamo vere spose di Cristo se non partecipiamo ai patimenti dello Sposo
nostro … Il pensiero di un Dio crocifisso ci anima a patire sempre di più” (Madre Ignazia).
SEZIONE SEPARATA – Stanza 9
Abito religioso e paramenti liturgici
Questa stanza racchiude i ricordi delle nostre vestizioni religiose e professioni; paramenti sacri e oggetti liturgici con ricordi di sacerdoti e vescovi che ci sono stati amici. Nelle vetrinette sono custoditi calici d’argento delle nostre cappelle, reliquie e crocifissi, libri antichi. Vi sono pure alcuni reperti di archeologia libica e manufatti burundesi provenienti dalle nostre missioni, esemplari di conchiglie dei nostri mari e minerali vari, con i quali Madre Margherita dava lezioni di scienze alle sue alunne. Vi sono anche tovaglie d’altare e ricami in oro e in seta colorata. Tutti oggetti preziosissimi, destinati forse all’oblio se non alla distruzione, a causa di nuove mode e nuovi gusti più sobri. Ci sono le foto dei nostri superiori ecclesiastici e di vescovi che hanno aiutato la nostra Congregazione. Con il passare del tempo cambiano i riti liturgici
e cambiano le fogge delle vesti, ma le meravigliose stoffe che in passato venivano intessute per indumenti preziosi rimangono a testimonianza della laboriosità creativa dell’uomo e il rispetto verso il sacro. Qui si respira il comando divino rivolto a Mosè: “Raccoglierete per me oro, argento e rame, tessuti di porpora e di bisso … pietre di onice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro” (Esodo 25, 3-7).
SEZIONE SEPARATA – Stanza 10
Il “Sacrario” delle nostre Madri Fondatrici
Dopo la traslazione dei resti mortali delle nostre Venerate Fondatrici (1985) le bare vuote che avevano contenuto i loro corpi per oltre cinquant’anni sono state deposte in questa stanza, mentre le loro spoglie mortali, dopo la ricognizione canonica (1998), riposano in sarcofagi marmorei nella Cappella di Casa Madre, avverando così le parole profetiche di Madre Ignazia: “Sono sempre in mezzo a voi, specie davanti al Santo Tabernacolo”. Questa stanza, dunque, custodisce reliquie carissime: le bare, il letto della Fondatrice, lo scrittoio, il suo baule, libri, e alcuni quadri strettamente legati alle Madri, ma ciò che più conta sono le reliquie, indumenti e parti del loro corpo raccolte durante la loro esumazione. Qui la venerazione per esse diventa partecipazione della loro santità. Qui ogni materiale presente, ogni suppellettile manda il suo messaggio e ci invita a tacere, perché questa stanza è un “sacrario”, è il luogo che ci parla di santità. Qui riecheggiano nel cuore le parole della nostra Madre: “Pregate per me, che possa farmi santa, come voglio tutte voi”.